Corte dei conti e legge di bilancio spingono verso Accrual

La transizione verso la contabilità accrual non è più solo un esercizio teorico: comincia a trovare riscontri concreti anche nell’attività di controllo e indirizzo delle sezioni regionali della Corte dei conti.
La recente deliberazione n. 125/2025 della Sezione regionale di controllo per l’Emilia-Romagna ne offre un esempio significativo, invitando gli organi di revisione a svolgere un’azione “proattiva” sul monitoraggio del Fondo crediti di dubbia esigibilità (FCDE).
La Corte sottolinea come la corretta determinazione e gestione del fondo non sia un mero adempimento formale, ma una leva essenziale di attendibilità del bilancio. Ai revisori viene richiesto di analizzare nel tempo l’andamento del FCDE, verificando indicatori di efficienza della riscossione quali la velocità di incasso, il tasso di formazione dei residui e il grado di smaltimento. In sostanza, la Corte sposta l’attenzione dal calcolo automatico basato sulle medie storiche a una valutazione dinamica e prospettica della capacità effettiva di riscossione dell’ente.
Questa impostazione rappresenta un chiaro passo verso la logica accrual: si passa dal principio di prudenza “quantitativo” – che limita la spesa in funzione di ciò che si presume di non riscuotere – a un principio di valutazione economica del rischio, analogo a quello sotteso al fondo svalutazione crediti previsto dagli standard ITAS.
Nel sistema accrual, infatti, il fondo non sterilizza la capacità di spesa, ma misura la perdita di valore dei crediti sulla base di indicatori oggettivi (gli impairment parameters), legati alla probabilità di incasso, alla natura del debitore e all’anzianità del credito.
Il parallelismo è evidente: da un lato il revisore finanziario che monitora il trend della riscossione, dall’altro il contabile patrimoniale che testa periodicamente l’imparità dei crediti. Entrambi operano secondo la stessa logica di presidio del rischio.
La delibera della Corte dei conti, pur muovendosi ancora nell’ambito del D.Lgs. 118/2011, anticipa dunque la mentalità valutativa che la riforma accrual mira a consolidare: non un controllo “difensivo” ma un controllo “diagnostico”, capace di orientare le scelte gestionali dell’ente.
Le novità annunciate dalla legge di bilancio 2026 confermano questa traiettoria di convergenza.
La possibilità per gli enti di calcolare il FCDE sulla base dei miglioramenti effettivi della capacità di riscossione, purché sostenuti da progetti strutturali di medio periodo, rappresenta un passo concreto verso una valutazione economica del rischio di credito.
Allo stesso modo, l’opzione – che può divenire obbligatoria – di affidare la riscossione coattiva ad Amco Spa introduce logiche di gestione industriale dei crediti pubblici.
Si delinea così un progressivo allineamento tra il FCDE e il futuro fondo svalutazione crediti accrual, fondato non più su medie storiche ma su dati reali, indicatori di performance e capacità di recupero effettiva: un passaggio che trasforma la prudenza contabile in analisi di valore.

image_pdfScarica PDF articoloimage_printStampa articolo
Condividi!

Caricamento riuscito. Grazie!