Ingente mole di residui attivi conservati a rendiconto: il warning della Corte dei conti

Un eccessivo accumulo dei residui attivi a rendiconto, soprattutto se vetusti, costituisce di per sé un grave elemento di criticità: è quanto ricordato dalla Corte dei conti, sez. reg. di controllo per l’Emilia Romagna, nella delib. n. 215/2021/PRSE, depositata lo scorso 19 ottobre.

Come evidenziato dai giudici, al fine di garantire gli equilibri della gestione finanziaria, in presenza di residui risalenti anni indietro nel tempo e di dubbia sussistenza, occorre attivare per tempo idonee procedure di ricognizione e verifica delle singole posizioni creditorie/debitorie finalizzate al loro progressivo esaurimento.

Pertanto, non può non richiamarsi l’attenzione sull’esigenza di operare una rigorosa ed attenta verifica delle voci classificate nei residui, finalizzata a mantenere in bilancio solo quelle per le quali la riscossione/pagamento possa essere previsto con un ragionevole grado di certezza; infatti, al fine di conferire veridicità ed attendibilità al bilancio dell’Amministrazione locale, il legislatore ha stabilito che al termine di ciascun esercizio, prima dell’inserimento in bilancio dei residui, l’ente debba procedere ad una specifica operazione di riaccertamento tesa a verificare le posizioni creditorie/debitorie.

Per quanto ovvio, deve trattarsi di un controllo sostanziale e non solo formale. L’ente, cioè, non può limitarsi a verificare la ragione, il titolo giuridico, la giustificazione delle singole poste, ma deve accertare l’effettivo obbligo di riscuotere il credito e pagare il debito, attraverso un prudente apprezzamento dell’esistenza dei requisiti essenziali previsti dall’ordinamento.

 

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